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In Bangladesh la prostituzione esiste in uno “stato di eccezione”: è ufficialmente proibita, salvo poi essere riconosciuta tramite il sistema dell’affidavit (atto notarile, dichiarazione giurata) che “legalizza” l’attività in quanto sancisce l’impossibilità della donna di fare altro mestiere e quindi individua nel bordello l’unica possibilità di guadagnarsi da vivere. Il Bangladesh è uno dei pochissimi stati musulmani ad aver legalizzato la prostituzione. In una lingua di terra protesa verso il porto di Mongla, sorge Bani Santha, uno dei quattordici bordelli ufficiali del paese. La sua caratteristica è quella di essere una piccola isola di circa 1km, dove la barca è l’unico mezzo di trasporto. Dal porto di Mongla partono quotidianamente verso l’isola (30′ di viaggio) un servizio di traghetti affollati di uomini di tutte l’età. Mongla oggi è un piccolo porto dismesso sulla riva del Pushur (uno dei bracci del delta del fiume Gange), nel distretto di Bagerhart, regione di Khulna, a circa 70 km dal Golfo del Bengala. Attualmente ha una popolazione di circa 140.000 abitanti. A causa della cessazione di alcune attività commerciali nel porto di Mongla, negli ultimi anni si è registrato un calo d’affluenza nel bordello da parte dei clienti e di conseguenza un calo del numero delle prostitute. Infatti quest’ultime sono passate da 300 nel 2006 a 90 nel 2010. La tariffa di una prestazione sessuale, di durata circa 15’, varia da 100 a 300 taka (da 1 a 3 euro), in base all’età e alla bellezza della prostituta. C’è la possibilità di dormire insieme con la prostituta per l’intera notte ad un costo di circa 1.500 taka (15 euro). Non esiste energia elettrica all’interno del bordello. Le capanne presenti nel bordello, sono tutte uguali e disposte in successione. Sul davanti vi sono 5 capanne (tante quanti sono i moli per approdare sull’isola), che hanno lo scopo di essere una vetrina per le ragazze ed un luogo di trattativa con i clienti. Sul retro si trovano le stanze delle prostitute. Le prostitute trascorrono tutto il giorno a bere, mangiare e chiaccherare tra loro, in queste capanne “vetrina”, in attesa di ricevere le barche con i clienti. Sull’isola si trovano 5 moli di legno, pochi metri di distanza l’uno dall’altro, dove le barche possono attraccare. Ogni molo è gestito da una “Shordarni” ovvero da una ex-prostituta che gestisce un gruppo di ragazze prostitute. Quindi in base a quale molo approdano le barche, i gruppi di prostitute, appartenenti alle singole Shordani, hanno un’esclusività di prima trattativa sui clienti. In alcune fotografie si vedono le prostitute che trascinano con forza i potenziali clienti nella propria capanna per la trattativa economica, evitando in questo modo che i clienti si possano spostare su altre capanne “vetrine” gestite da gruppi diversi di prostitute. Per questo motivo, capitano spesso discussioni molto animate tra prostitute e clienti, in quanto quest’ultimi vorrebbero avere la possibilità di visitare l’intero bordello, al fine di avere una selezione più ampia nella scelta della prostituta. (testo a cura di Luca Catalano Gonzaga).