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In Iraq la guerra è cominciata nel 1980 e da quella data non se n’è mai andata. Prima lo scontro con l’Iran, poi il Kuwait, il conflitto del Golfo del 1990, l’indipendenza del Kurdistan, l’invasione americana del 2003, l’esplosione del terrorismo interno, l’embargo, la creazione di Al Qaeda, ed infine la nascita del Califfato nella parte settentrionale del Paese. A pagare il prezzo di questa destabilizzazione decennale sono i civili, i quali vivono nella frustrazione, traditi dalle promesse, stanchi di credere che le cose prima o poi cambieranno. Se i vecchi hanno perso la memoria, le nuove generazioni non riescono nemmeno ad immaginare la pace. Come a Nassiriya, città situata nell’Iraq meridionale, in cui i bambini sono vittime sacrificali di un sistema globale di insicurezza e malasanità. I ritratti mostrano i loro volti prima di entrare in sala operatoria, tutti segnati da deformità del corpo e ustioni facciali causate dagli incidenti domestici (cavi elettrici a vista, serbatoi di gas e nafta per cucinare) o peggio dagli ordigni inesplosi ancora disseminati in tutto il Paese. La storia “Burns and war-related traumas” di Luca Catalano Gonzaga racconta le storie di donne e bambini che hanno avuto l’opportunità di essere operati grazie alla cura chirurgica della Onlus Emergenza Sorrisi.