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La guerra ha la capacità e la forza di trasformare l’approccio spirituale che solitamente ogni essere umano intrattiene con l’esistenza. Provate a chiedere ad un bambino di Aleppo, Homs o Damasco cosa vuole fare da grande. Risponderà entusiasta: “il soldato!”. Da quelle parti non esistono le “popstar” perché gli eroi sono diventati i generali dell’esercito premiati da medaglie al valore, feriti o morti sul fronte. Ecco che improvvisamente un’intera generazione, giovani tra i 18 e 25 anni, si è ritrovata a condurre una vita che molti non avevano nemmeno immaginato. Alcuni di loro si sono lanciati in prima linea a combattere con le armi, altri invece hanno scelto di stare nelle retrovie, gli ospedali di guerra, per riparare ogni forma di trauma. “Portrait of a generation at war” è il reportage fotografico di Luca Catalano Gonzaga che racconta la storia di giovani infermiere donne che medicano giovani soldati uomini che a loro volta si sono sacrificati per difendere il loro avvenire. Mano nella mano, uniti da un solo obiettivo: liberare la Siria dall’invasione straniera. In questa sequenza vengono immortalati ragazzi ricoverati presso l’ospedale Youssef Al Asma di Damasco, in condizioni traumatiche, che tuttavia mostrano con orgoglio sui loro smartphone immagini scattate direttamente nelle zone calde del conflitto, rigorosamente in uniforme militare. Dall’altra parte, le infermiere vestite col camice, si mettono in posa, timidamente, pochi istanti prima delle operazioni chirurgiche. (testo a cura di Sebastiano Caputo).