Like a butterfly: RAISA BETANKOURT

by Luca Catalano Gonzaga

I ballerini possono realizzare l’impossibile e tutti vorremmo essere come loro. Pagati poco, belli, vulnerabili, espressivi: sembrano farfalle. E hanno piedi nodosi, che spesso dicono più di tanti discorsi, portandoci dalla realtà in un’altra dimensione (Robert Altman).

Questa è la storia di Raisa Betankourt che aspira a diventare prima ballerina. Danza dall’età di 5 anni e già ad 8 anni si trasferisce da Kirovognad a Kiev alla Scuola Coreografica. Madre ucraina e padre cubano, la sua passione per il ballo è nel sangue della sua famiglia. Studia durante la sua infanzia e adolescenza e all’esame per il diploma viene notata e selezionata per il Teatro dell’Opera e del Balletto di Kiev. All’età di 18 anni inizia un percorso formativo presso il Teatro e nel 2016 dopo 10 anni di attività diventa ballerina solista, ultima tappa prima di diventare prima ballerina. Ogni giorno escluso il lunedì trascorre l’intera giornata tra prove di ballo, lezioni di perfezionamento e performance serali. Come si riesce a trasformare un lavoro duro e di grande sacrificio in qualcosa da offrire a tutti nella sua forma più bella? E’ una capacità ulteriore a quella legata all’abilità gestuale, di movimento e leggiadria, quella della trasformazione. E’ questa che consente l’entrata a mondi fantastici, quanto romantici o struggenti. Una metafora anche questa della vita, dove le fotografie di Luca Catalano Gonzaga narrano i momenti artistici, quelli del lavoro duro, della vita di tutti i giorni, all’accesso privilegiato ad un mondo apparentemente impossibile. (testo di Muriel de Meo).