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Il Bangladesh è situato sui delta di diversi grandi fiumi che passano nel Golfo del Bengala. La posizione del paese su questa pianura alluvionale comporta una scarsa disponibilità di roccia naturale, necessaria per la realizzazione di mattoni, materiale principale per la costruzione di edifici. Per soddisfare tale fabbisogno, sono presenti nel Paese, circa 5.000 forni per mattoni gestiti da privati, di cui 1.000 intorno alla capitale Dhaka. Uomini e donne emigrano nelle periferie delle città e qui lavorano come 150 anni fa: raccolgono la terra dalle aree umide, la mescolano con l’acqua, modellano il mattone con le mani e lo fanno seccare al sole, per poi farlo “cuocere” nei forni tradizionali. L’attività di cottura dei mattoni, determina gravi conseguenze sulla salute dei lavoratori e sull’ambiente circostante. Si stima che ogni anno le fornaci del Bangladesh espellono nell’aria più di 9,8 milioni di tonnellate di gas serra. Il fumo delle ciminiere nuoce a occhi, polmoni e gole, mettendo a rischio la salute dei lavoratori e dei villaggi circostanti. Inoltre, tra il 25% della produzione di legname nazionale viene usato come combustibile per le fornaci, provocando una massiccia deforestazione. Nella trappola dei mattoni non rimangono invischiati solo gli adulti, ma anche i bambini. Lavorano per ore, guadagnando tanto quanto gli adulti, perché il prezzo lo fa il numero di mattoni che si riesce a trasportare ogni giorno. “Under the weight of bricks” è un fotoreportage di Luca Catalano Gonzaga finanziato dalla Fondazione Nando ed Elsa Peretti. (testo di Luca Catalano Gonzaga).