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Quiroga, un villaggio nel cantone di Cotacachi, nella zona del cratere vulcanico riempito dal lago Cuichoca. La corsa è data per le 4 del pomeriggio in quello che pomposamente viene definito “ippodromo San Martin”: un rettifilo sterrato, meno di un chilometro di ghiaia e polvere, tagliato tra i campi in lieve salita. Sul fondo, all’arrivo, chioschetti improvvisati offrono variazioni del piatto tipico ecuatoriano: riso, patate, pollo. Grande il consumo di birre e grappe di distillazione casalinga. La corsa partirà con diverse ore di ritardo, senza che nessuno se ne abbia a male. La dilazione serve ad aumentare il pathos, a procrastinare la fine della domenica, a incrementare il proprio tasso alcolico, e soprattutto ad alzare il valore delle scommesse. I cavalli, continuamente colpiti e strattonati perché si mostrino nevrili, incontenibili, scalpitanti, vengono fatti passeggiare in mezzo al pubblico. Volano calci, sibilano frustrate, frusciano bigliettoni, le birre vengono stappate con i denti, i volti divengono sempre più lividi, irosi. Alla fine partiranno solo i due cavalli che hanno raccolto più scommesse. La corsa si risolverà in meno di un minuto e non sarà nemmeno la parte più gustosa. La corsa sta nella preparazione. (Testo a cura di Camilla Baresani).