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Si stima che ogni anno nel mondo vengano prodotti 1.500 miliardi di mattoni di argilla cotta. La maggior parte della produzione è concentrata nei paesi meno sviluppati. La sola Asia produce 1.300 miliardi di mattoni, che rappresentano l’87% della produzione mondiale. Un forno di medie dimensioni può impiegare in media da 50 a 100 lavoratori, che producono da 400.000 a 600.000 mattoni in un mese. Per soddisfare questa domanda, ogni anno individui, famiglie, bambini non accompagnati, intraprendono una migrazione nel proprio paese o in quelli confinanti, per lavorare nelle fornaci. La migrazione aumenta la vulnerabilità dei lavoratori poiché il luogo di accoglienza non soddisfa i diritti, il benessere e le esigenze di questa popolazione fluida. I mattoni sono fondamentali nella ricostruzione di un paese ma anche gli stessi che annientano coloro che li producono. Esiste una grande quantità di studi sull’impatto dei forni per mattoni sull’inquinamento atmosferico urbano e sugli effetti sulla salute, in particolare sulle malattie respiratorie. Alcuni studi hanno anche stabilito il collegamento tra l’inquinamento atmosferico dei forni di mattoni e le morti premature, compresa una ricerca della Banca Mondiale in Bangladesh che ha scoperto che le fornaci di mattoni sono responsabili di 750 morti premature ogni anno nel paese. E’ questo il senso del progetto fotografico “Building bricks, killed by bricks” di Luca Catalano Gonzaga, realizzato in Asia Centrale – Nepal, Pakistan, Afghanistan, India e Bangladesh- che documenta la condizione in cui sopravvivono i lavoratori più poveri. Non solo gli adulti lavorano nelle fornaci, ma soprattutto minori e donne. Anche la vita familiare si svolge intorno alle fornaci. Abitazioni anguste dove intere famiglie vivono, lavorano e respirano il prodotto dei loro sforzi. Il fenomeno dell’analfabetismo va di pari passo con povertà e sottosviluppo, che costringono milioni di bambini a lasciare la scuola prima saper leggere e scrivere per andare a lavorare in condizioni di sfruttamento. Nel 2017, secondo una stima dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro (ILO), nel mondo i bambini lavoratori, tra i 5 e i 17 anni, sono 250 milioni, di cui 90 milioni in Asia.